mercoledì 24 agosto 2011

Jean Klein, Non c'è nessuno da incontrare.

Non c'è nessuno da incontrare.





Quando ci incontriamo, in realtà incontriamo solo noi stessi. In un incontro tra "personalità", c'è solo aspettativa, richiesta, c'è la necessità di superare la sensazione di isolamento e di insicurezza in cui si trova costantemente l'ego. Il cosidetto amore e il reciproco dare tra le personalità, tra gli oggetti, emerge dall'insicurezza, dal bisogno di sicurezza.
Il vero contatto avviene quando non c'è nessuna persona da incontrare, in una dimensione che non può essere collocata nel tempo e nello spazio.

Ci scambiamo delle idee per comprendere meglio il loro valore e per trovare il modo corretto di vedere le cose, ma in nessuna circostanza proviamo a porci in relazione ad un pensiero o ad una proiezione. Fondamentalmente questa è una forma di ragionamento più elevato, che dovrebbe portare alla sua eliminazione; finché scoprirete che non c'è posto per un'identità personale. Tutto ciò che si antepone alla conoscenza vivente viene totalmente eliminato lasciando un profondo senso di pace, libero da problemi e da conflitti, dal quale nulla deve essere aggiunto o sottratto. In questa unità non c'è alcuna differenza tra voi e me: nella vostra situazione attuale voi conoscete i vostri pensieri, emozioni e sensazioni, ma non conoscete il conoscitore; per il momento questa è la sola differenza tra noi.

La risposta di colui che sa di essere non deriva mai dalla memoria, ogni vera risposta proviene direttamente da questo "essere conoscenza".
E' indispensabile che impariate ad abbandonare le parole finché ciò che sta oltre possa sgorgare nella sua viva esssenza in colui che pone la domanda. Quando completerete gli insegnamenti del Guru, essi verranno richiamati non tanto dalla mente, quanto dalla verità da cui scaturiscono.
Il potere della trasformazione non è dato dalla sintassi mentale, ma dalla sorgente da cui esse provengono e dalla quale sono impregnate: è il sentimento della sorgente a richiamare le parole verso di voi.

Domanda: Possiamo dire che si tratta di una sensazione simile a quella che avvertiamo quando, lontani dalla persona amata, sentiamo di averla vicino, di raccoglierci passeggiando in solitudine, e uscendo dalle attività della vita quotidiana sentiamo fortemente il desiderio di essere assorbiti dall'Amore?

Risposta: Se non cadiamo nell'identificazione con la persona fisica, ciò che lei ha detto è perfetto.

Domanda: Pensa che sia importante capire le parole con l'intelletto?

Risposta: Se lei sostiene l'attività mentale, se cerca di capire sul piano mentale, la vera risposta non la potrà mai trovare, essa si rivela solamente quando la mente si dissolve.
Cercare di valutare le parole nei termini in ciò che sa non fa altro che mantenerla nella domanda. Deve distinguere attentamente le domande che sono radicate nella memoria, nel passato, da quelle che sorgono nell'istante presente, libere da informazioni di seconda mano. Queste domande creative contengono già il seme della risposta; quando poniamo una domanda non sappiamo ancora la risposta, ma intuitivamente la sentiamo a portata di mano.

Domanda: Per molti di noi presenti sembra che le parole non siano ancora chiare; vedo persone sedute intorno a lei che non hanno domande, ma un sorriso sul loro volto. A che punto sono loro?

Queste persone sono inghiottite dall'affettività, dagli stati mentali, e hanno la sensazione di essere nella stalla del ciuco. Certe persone hanno bisogno di trovarsi nella stalla per conoscere la via d'uscita, ma un giorno vedranno questo stato oggettivamente e sapranno in quanto testimoni, di essere al di fuori. Lo stesso processo riguarda gli intellettuali che sono rinchiusi in concetti e idee: quando vedranno chiaramente la situazione, sapranno che il testimone si trova fuori dalla gabbia.
La comprensione deve essere bene articolata nell'intelletto; un chiaro intelletto vi libera dai legami degli stati e delle propiezioni. Ad un certo punto, allora, l'intelletto abbandona spontaneamente l'idea di essere il conoscitore, e vi lascia nell'equanimità

Jean Klein, Io Sono (estratto)

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